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Nozze civili, raddoppia la spesa

Sale a cento euro nei giorni feriali, duecento in quelli festivi, sono una ventina all’anno
  • Pubblicato in data: 30/10/2014
  • Fonte: La Provincia di Crema e Cremona

Sposarsi in Comune costa il doppio. Lo ha stabilito la giunta, che ha aumentato da 50 a 100 euro e da 100 a 200 euro le tariffe in vigore sino ad oggi. La prima riguarda i matrimoni celebrati nei giorni feriali, la seconda si applica se la coppia decide di pronunciare il fatidico «sì», davanti al sindaco o a un suo delegato, nei giorni festivi o pre festivi. Va subito precisato che questa decisione non è stata presa per far cassa sulla pelle dei neo sposi. I numeri dei matrimoni civili non sono tali da consentire di prevedere un incremento di introiti significativo. Semplicemente è stata una scelta dettata dalla necessità di coprire le spese di pulizia e sistemazione dei locali che accolgono la cerimonia.

«Il numero dei matrimoni civili in Comune — chiarisce il sindaco Fabio Calvi — si aggira tra i 15 e i 20 all’anno. Ciò significa che l’incremento di incassi potrebbe essere di mille o 1.500 euro ogni dodici mesi. Soldi che serviranno a coprire le spese del personale comunale che spesso viene chiamato in orario straordinario per preparare la sala e poi ripulire gli spazi utilizzati. Gli attuali incassi, infatti, erano insufficienti».

Oltre alla sala consiliare e a quella della giunta, chi vuole sposarsi civilmente a Rivolta può anche scegliere di farlo al centro socio culturale, nella sala intitolata a Papa Giovanni XXIII. Per il Comune ci sarebbero state anche strade alternative per tenere sotto controllo i costi organizzativi del matrimonio civile: innanzitutto, come già avviene per chi si sposa con rito religioso in basilica, sarebbe stato possibile vietare il lancio del riso o dei petali di fiori, in modo da tagliare radicalmente le spese di pulizia. Poi si sarebbero potuti prevedere stretti paletti sugli orari e i giorni a disposizione delle coppie: ad esempio consentire matrimoni solo nei feriali quando sono aperti gli uffici comunali.

«Abbiamo preferito chiedere un contributo economico maggiore — conclude Calvi — ma lasciare libertà di scelta agli sposi in merito alle date e alla possibilità di mantenere le tradizioni tipiche della ricorrenza».


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