Niente più scuolabus a Rivolta. Il sindaco Fabio Calvi, incontrando alcuni genitori ieri pomeriggio in municipio, ha confermato loro che il Comune non istituirà più il servizio di trasporto scolastico per i residenti delle cascine.
«Da me – ha affermato Calvi - sono venuti oggi alcuni genitori residenti in paese che usufruivano del servizio di scuolabus privato con la Cremonesi, la quale ha terminato la sua attività, chiedendomi se ci fossero delle alternative per il trasporto dei loro figli. La questione va distinta in due punti. Il primo è che non è obbligatorio che un Comune fornisca questo servizio. Il vero problema è che il suo è un costo sproporzionato. A noi lo scuolabus per le cascine costava 35.000 euro l’anno, con il recupero di soli 5.000 euro come somma carico degli utenti ed i bambini erano nove. Nel maggio scorso è scaduto il contratto d’appalto con la ditta Cremonesi. Abbiamo indetto due gare pubbliche che sono andate deserte. Poi abbiamo chiamato tutti gli operatori del settore presenti in zona e nessuno si è detto disposto ad esercitare il servizio. L’8 agosto scorso ho incontrato i genitori dei bambini residenti in cascina informandoli della situazione. Da uno di loro è nata l’idea di istituire per questi bambini un pre-scuola che adesso stiamo organizzando».
L’altra questione è relativa al trasporto-alunni residenti in paese.
«Questo servizio non è mai stato gestito dal Comune, per una scelta che parte non da questa amministrazione ma da sempre. Da sempre è stato svolto in maniera privata, pagato dagli utenti che si affidavano anch’essi alla Cremonesi, e noi non possiamo investirci dei soldi. Viceversa, potremmo farlo in forme alternative come il piedibus».
Per il servizio alle cascine, finanziato dal Comune e dagli utenti, scaduto il vecchio contratto l’ente ha bandito due gare pubbliche d’appalto, andate entrambe deserte.
La storica società di autotrasporti rivoltana Cremonesi che lo gestiva non ha preso parte alle due gare e ha deciso di non proseguire nemmeno con il servizio di scuolabus urbano, pagato dai privati. Da qui, la situazione di stallo che sembra non avere una via d’uscita.
Note: nessuna
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